Una startup d’impresa sociale nata dall'iniziativa “In Tutti I Sensi” dell’associazione Cosechesuccedono.
“One More Experience” è un progetto finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, sviluppato in tre anni (prolungato poi di due, causa pandemia da Covid-19) e presentato nell’ambito del bando “CulturalMente 2017”, con la finalità di attivare percorsi per lo sviluppo del turismo accessibile.
Abbiamo intervistato: Serena Sterza, coordinatrice di Wake Hub e responsabile del progetto; Alessandra Marzana, segretaria del progetto, ha gestito la comunicazione tra le parti coinvolte; Emanuele Giacomella, project manager, ha coordinato persone e risorse monitorando il budget.
Una prima fase del progetto è stata dedicata alla disabilità cognitiva e visiva. Villa Badoer di Fratta Polesine e il Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo erano i siti inseriti nella progettazione iniziale.
Dai primi risultati ottenuti, si è sviluppata la seconda fase del progetto, dedicata alla disabilità motoria, con altri siti: Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo Popolare di Bergantino (RO), Museo Civico della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme (PD) e Museo di Cava Bomba, Cinto Euganeo (PD).
Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo
Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo Popolare di Bergantino (Ro)
Museo di Cava Bomba, Cinto Euganeo (Pd)
Villa Badoer di Fratta Polesine (Ro)
Museo Civico della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme (Pd)
Com’è iniziato il progetto?
S.S.: Abbiamo lavorato con il Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo e Villa Badoer di Fratta Polesine (Rovigo). Entrambi i siti, consapevoli dei propri limiti, erano disposti a realizzare delle possibili migliorie in ambito di accessibilità.
Abbiamo lanciato una “Call4Makers”, alla quale hanno risposto dei giovani, con i quali, dopo i colloqui, abbiamo formato il team esterno.
Non avendo noi disabilità cognitive e visive, potevamo solo immaginare cosa servisse alle persone con queste disabilità. Abbiamo perciò deciso di collaborare con l’associazione Down DADI e l’UICI (Unione Italiana Ciechi Ipovedenti) di Rovigo. Abbiamo fatto delle visite guidate con loro, prima al museo e poi alla villa, e realizzato uno studio su ciò che non andava, presso ciascun sito.
Il gruppo di lavoro era composto da un team interno “senior” che andava a sviluppare il progetto, avvalendosi del team esterno, più i partner di progetto che abbiamo chiamato.
Dopo le gite ci siamo trovati a Wake Hub per la progettazione, rimanendo sempre in comunicazione con Down DADI e UICI. Una volta avuto l’okay da tutte le parti coinvolte, siamo partiti con la realizzazione vera e propria dei dispositivi.
Cosa avete fatto per il museo?
A.M.: Per il Museo dei Grandi Fiumi – un museo pieno di stimoli che, senza guida, risulta di difficile comprensione – è stata realizzata una bellissima mappa tattile.
La planimetria del museo è in rilievo, la mappa è retroilluminata, presenta scritte in rilievo e informazioni in Braille. Lo studio di texture e colori lo hanno portato avanti i due ragazzi del team esterno, Davide e Youssef, con i consigli dei membri UICI.
Dal vivo rende molto di più: oltre ad avere una funzionalità importante, è un oggetto di Universal Design a disposizione di tutti. Un valore aggiunto per chiunque.
Emilia e Stella si sono occupate della CAA con l’aiuto di Laura, educatrice di Down DADI, che ha monitorato e verificato che la scrittura fosse corretta. Lei si occupa principalmente di questo, ci ha fatto quindi formazione su cos’è la CAA, come funziona e come deve essere fatta.
Ricapitolando, in questa prima parte del progetto, abbiamo realizzato per il Museo dei Grandi Fiumi: la mappa tattile; le spiegazioni in CAA sia digitali, pubblicate nel nostro sito, che stampate – plastificate e unite da anelli – per essere distribuite una per volta presso il museo; i QR Code, posti fuori dalle sale, che rimandano a una sezione del nostro sito con la descrizione delle sala in cui si accede.
Quali sono stati i dispositivi pensati per la villa?
A.M.: Per Villa Badoer abbiamo progettato delle cards che la segreteria può consegnare alla necessità: il dispositivo meno invasivo che potevamo fare.
Ogni card ha un QR Code sul fronte, che rimanda al nostro sito, e sul retro la descrizione della sala a cui si riferisce.
Su ogni card il nome della sala è in Braille. Le scritte sono state fatte a mano dai membri dell’UICI, perché non ci sono tipografie specializzate in zona e per un blocchetto di cards di questo tipo (tre blocchi da tredici cards) in una copisteria tradizionale sarebbe stato un costo eccessivo.
Conclusa la prima fase di progettazione per il Museo dei Grandi Fiumi e Villa Badoer focalizzata su disabilità cognitiva e visiva, in cosa consisteva la seconda fase del progetto?
A.M.: Era di fatto il terzo anno di progettazione, quando abbiamo inaugurato i dispositivi del museo e della villa. In quell’occasione, abbiamo colto la palla al balzo e invitato all’evento altre realtà museali, per poter proseguire la sperimentazione anche in altri siti, focalizzandoci sulla disabilità motoria.
Ci hanno risposto il Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo Popolare di Bergantino (RO), Museo Civico della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme (PD) e Museo di Cava Bomba, Cinto Euganeo (PD).
Avete usato il Visore VR per il Museo Storico della Giostra e dello Spettacolo Popolare?
E.G.: Come nella prima parte, abbiamo fatto delle visite guidate con Down DADI. In questo caso specifico c’è una gradinata che rende di fatto inaccessibile la “Galleria delle Meraviglie” del museo. L’ascensore è presente, ma utilizzandolo si perde l’esperienza della galleria.
Abbiamo optato per la sperimentazione con il Visore VR, realizzando un video a 180 gradi, anche se, per questioni logistiche, il museo ha deciso di renderlo disponibile su un display video.
A.M.: La CAA è il dispositivo che abbiamo portato in tutti i siti. Per questa fase si sono aggiunte Camilla, che ha un Master sulla CAA, e Linda. Abbiamo anche creato una mappa tattile, come per il museo dei Grandi Fiumi, ma più grande, perché il museo è su due piani; il video sottotitolato in più lingue (italiano, inglese, tedesco) per il display video ai piedi della scala, per chi non può accedere e vedere la Galleria delle Meraviglie.
Che dispositivi avete realizzato per il museo di Cava Bomba?
A.M.: Oltre alle spiegazioni in CAA, abbiamo realizzato un unico dispositivo complesso: un modellino tattile. Complesso perché il più impegnativo, per la quantità di ore di lavoro necessarie e il maggior numero di fasi e persone che si sono interfacciate nella progettazione.
Abbiamo fatto, come prima cosa, il rilevamento del sito con un drone, dal quale abbiamo potuto produrre il render digitale, poi semplificato per i molti dettagli presenti.
Abbiamo realizzato tutti gli edifici con le stampanti 3d, mentre il suolo è in legno ignifugo e lavorato con la fresa.
Ha richiesto un grande lavoro di finitura a mano, diversi collaboratori hanno levigato e dipinto le parti. È interessante che il suolo e gli edifici del modellino risultino avere temperature diverse, dovute ai diversi materiali utilizzati.
Cava Bomba nasce come sito di estrazione mineraria, perciò risulta molto interessante il contesto, oltre ai fossili esposti. Ci sembrava quindi importante far capire come è strutturato il sito.
In che modo avete invece collaborato con il Museo della Navigazione Fluviale?
A.M.: Abbiamo sviluppato sempre delle descrizioni in CAA e un’app che risponde alle disabilità cognitive e all’intrattenimento interattivo per i bambini. Un quiz di trenta domande, fornite dal museo, accompagnate da foto.
Con tutti i musei c’è stata collaborazione sui contenuti.
Dalle planimetrie dei tre piani del museo abbiamo fatto il progetto 3d in miniatura, semplificato e reso stampabile dalle nostre stampanti 3d. Piccole mappe in rilievo accompagnate da QR Code che rimandano al nostro sito, e descrizioni dei tre piani visibili.
Progetti per il futuro?
E.G.: Alessandra giustamente ha raccontato che in ogni singolo museo abbiamo portato la CAA. Lo abbiamo fatto non perché ci è stata richiesta, ma perché in ogni realtà mancava.
Delle accortezze per le disabilità motorie c’erano già, molte realtà hanno abbattuto la maggior parte delle barriere architettoniche, ma nessuna realtà aveva pensato come rispondere a una disabilità di tipo cognitivo.
Tutto parte da una domanda: diverse disabilità hanno pari dignità? Ovviamente la risposta è sì, ma ci siamo resi conto che nella realtà dei fatti non è vero.
La CAA aiuta ad abbattere barriere relazionali per disabilità cognitiva e vivere un’esperienza altrimenti in parte preclusa. Si pensa subito alla disabilità cognitiva, ma di fatto la CAA aiuta anche chi ha necessità linguistiche.
Abbiamo pensato quindi di portare avanti il progetto di accessibilità turistica legato alla CAA e ampliarlo a tutto il comparto turistico, come strutture private, come ristoranti e hotel.
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