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2 Febbraio 2024
Linguaggio person first o identity first, come scegliere?
person first - identity first?

Lo abbiamo chiesto a Giulia Gazzo, detta Lunny – donna di 37 anni, cisgender e queer, femminista intersezionale, autistica adhd e discalculica.

Dire “persona con autismo” presuppone che la persona di cui parliamo possa esistere senza autismo, come se questa caratteristica neurobiologica potesse essere asportata all’occorrenza. Viene spesso utilizzata la metafora dello zainetto: come se l’autismo fosse un accessorio pesante che ti porti sulle spalle, e la società spera che tu possa liberartene, svuotando lo zainetto per trotterellare liberamente come le persone considerate “normali”. 

Dire “persona autistica”, al contrario, implica che l’autismo sia inscindibile dalla tua persona, una caratteristica intrinseca che influenza ogni parte della tua vita, nel bene e nel male, e che tentare di cancellarla o di separarla da te sia una violenza.

Si tratta di linguaggio definito “person first” (persona con autismo, la persona prima della condizione) oppure linguaggio “identity first” (la persona e la condizione formano un’unica identità).

Io come persona che appunto si definisce autistica e non “con autismo” preferisco assolutamente l’opzione identity first, e da quello che sappiamo la maggior parte della comunità autistica che si occupa di divulgazione e attivismo la pensa così, almeno in questo momento storico. 

Siamo di fronte ad una grande volontà di riappropriarsi delle caratteristiche che ci hanno insegnato a rinnegare e nascondere, per ribaltarne la narrazione e la percezione nella società. 

Quello che vogliamo dire è: la vergogna ce l’avete inculcata voi della maggioranza, siete voi che ci volete vedere con uno zainetto pieno di paura. Noi invece pensiamo che non esista nessuno zainetto, bensì delle caratteristiche differenti che dovreste imparare a conoscere e ad accogliere, come parte integrante della varietà umana.

Ci tengo anche a dire che non amo le guerre interne intorno al linguaggio, non possiamo rivendicare la libertà se imponiamo alle altre persone come dovrebbero definirsi

Possiamo divulgare e spiegare, argomentare le nostre idee, anche con passione, questo sì, ma bacchettare le persone che scelgono di definirsi “con autismo”, magari semplicemente per abitudine, significa comportarsi da poliziotti, e non è la mia idea di attivismo.

una navicella verde su sfondo blu e la scritta culturaccessibile

Progetto curatoriale di Eleonora Reffo e Maddalena Sbrissa

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