“Qual è la prima immagine che vi viene in mente se dico accessibilità?”
Flavia Dalila D’Amico condivide su che-fare.com l’esperienza a Spazio Kor, partendo dalle proprie conoscenze come studiosa del rapporto tra disabilità e arti performative e socia di Al.Di.Qua.Artists – associazione di categoria di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo con disabilità.
La risposta è frequentemente: ‘una rampa o l’icona sulle porte dei bagni’. Questa risposta apre alcune fondamentali questioni: purtroppo abbiamo ancora una ‘visione’ stereotipata delle disabilità, strettamente vincolata a quelle immediatamente verificabili a ‘prima vista’. Il nostro agire e conoscere il mondo sono dominati dal senso della vista. (…)
L’universo delle disabilità è al contrario molto variegato, dinamico nel tempo, visibile e invisibile, pensare dunque a delle pratiche di accesso per persone con disabilità, significa considerare una moltitudine di esigenze, psicofisiche e sensoriali (ma non solo), simultaneamente.
La seconda questione rimanda all’idea comunemente condivisa di accessibilità, strettamente correlata al panorama politico-culturale in cui è stata negli anni edificata, ovvero un sistema “accessorio” di strategie materiali, aggiunte posticciamente ad un mondo costruito a misura di un corpo normativamente abile. La rampa o l’icona nelle porte dei bagni, rimarcano simbolicamente (ma neanche troppo) delle soglie di segregazione, costrutti di pensiero che demarcano accessi preferenziali e di secondo grado al nostro agire sociale.